VINCE IL BUON SENSO
- storiescomode
- 27 feb 2021
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E’ stata la vittoria del buon senso, della logica e della trasparenza quella ottenuta da Federestetica qualche giorno fa attraverso la sentenza n. N. 01862/2021 resa dal Tar del Lazio I sezione lo scorso 16 Febbraio con cui la stessa Federazione che rappresenta i centri di bellezza sparsi su tutto il territorio nazionale ha visto accogliere il ricorso avverso i DPCM del 3 Novembre e del 3 Dicembre dello scorso anno che avevano inopinatamente ed ingiustificatamente disposto la chiusura di dette attività nelle Regioni di colore rosso.
I centri estetici, unitamente ai negozi per parrucchieri, erano stati costretti alla chiusura un anno fa purtuttavia mentre ai secondi era stata concessa la prosecuzione della propria attività, i primi risultavano invece penalizzati con i provvedimenti adottati dall’esecutivo nel Novembre del 2020.
Inutile ricordare quanto il comparto abbia sofferto moltissimo della crisi conseguente alla pandemia e che i titolari dei centri estetici, per poter riaprire a Maggio dello scorso anno erano stati costretti a rispettare i severissimi protocolli imposti indebitandosi fino al collo nella speranza di tenere in piedi la traballante baracca nel pieno rispetto delle misure di sicurezza.
Potrete quindi comprendere il disappunto dell’intera categoria allorquando i DPCM del 3 novembre e del 3 dicembre 2020 nonché quello del 14 gennaio 2021 ne avevano disposto la chiusura senza fornire uno straccio di motivazione sufficiente.
Per quale motivo il provvedimento amministrativo emanato dall’esecutivo aveva disposto la chiusura per i centri estetici in zona rossa allorquando i cugini parrucchieri potevano tranquillamente proseguire la propria attività? Mistero della fede.
l’Avvocatura dello Stato, parte resistente costituitasi nel procedimento recante n. 11616/2020 incardinato dall’associazione di categoria poneva a base della propria linea difensiva il principio secondo cui “curare la barba corrisponde ad un bisogno ed esigenza di cura, anche igienica, ben più essenziale e irrinunciabile”.
Sta di fatto, però che la presidenza del Consiglio non era in condizioni di giustificare l’arbitrio, l’eccesso di potere, la discriminazione, l’irrazionalità, l’illogicità e l’illegittimità dei Dpcm che avevano disposto la chiusura dei centri estetici sin dal 03/11/2020 nelle zone rosse senza alcuna motivazione.
I giudici amministrativi, motivano la sentenza in commento statuendo che i centri estetici che forniscono servizi alla persona al pari di barbieri e parrucchieri, non potevano essere chiusi dal Governo in quanto: “la discriminazione fra le attività dei parrucchieri/barbieri e dei centri estetici non risulta supportata da una base istruttoria o da evidenze scientifiche”
Per questo motivo “la disposizione contenuta nell’art. 1, comma 10, lett. ii), deve essere annullata nella parte in cui, in combinato disposto con l’allegato n. 24, esclude gli estetisti dai servizi alla persona erogabili in zona rossa”.
Il provvedimento reso dal TAR del Lazio ribadisce un principio piuttosto elementare che doveva essere conosciuto anche dall’esecutivo ovvero che i centri estetici sono luoghi assolutamente sicuri al pari delle attività di barbieri e parrucchieri, tanto è vero che si citano le linee guida stabilite da INAIL e dal CTS lo scorso 13 maggio, in cui è stabilito che “l’estetista lavora in ambienti generalmente singoli e separati (cabine) e le prestazioni tipiche comprendono già misure di prevenzione del rischio da agenti biologici alle quali ci si deve attenere rigorosamente nello svolgimento della normale attività professionale”
I Centri estetici, già prima della crisi pandemica, erano tenuti a rispettare norme specifiche tese a garantire la pulizia e l’igiene degli ambienti in cui si svolge detta attività nonché degli strumenti di lavoro.
Trattasi di una sentenza molto importante perchè il provvedimento impone all’esecutivo di ripensare le misure restrittive e di adottare criteri logici e ragionevoli che tengano conto delle reali emergenze: non si può pensare di arginare la crisi pandemica attraverso provvedimenti illogici ed immotivati con cui si fa di un fascio tutta l’erba.
Del resto, la stessa Confestetica aveva fatto notare al Governo che nelle linee guida del 13 marzo 2020 per la riapertura dei centri estetici e dei parrucchieri erano stati adottati protocolli identici per le due categorie professionali, a dimostrazione che la disparità non aveva alcun senso se non quello di spargere terrore a piene mani mettendo ulteriormente in crisi un settore già asfittico.
Ovviamente il tutto è passato nel più totale silenzio del circuito mainstream e dei giornaloni intenti a fare le pulci ai ragazzi seduti sulle banchine dei navigli o dei poveri disperati che sono costretti a fare le file alle porte degli uffici postali e bancari ma che non si preoccupano affatto di chi è costretto, a distanza di più di un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza, a fare i conti con la crisi economica senza aver ricevuto il becco di un quattrino bucato: del resto è molto più facile spargere terrore che tirarsi su le maniche e provare a raccontare e risolvere i problemi.
BRUNO IANNIELLO

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