UN DISCO PER L’ESTATE – ROCCO COMMISSO
- storiescomode
- 22 dic 2020
- Tempo di lettura: 4 min

Atterrato sul pianeta calcio nostrano un anno e mezzo fa come la stella cometa per salvare l’avvenire viola è ancora oggi al saldamente al comando del timone fiorentino tra una boutade ed un acquisto molto reclamizzato e poco azzeccato.
Qualche giornalistone nostrano ha provare a stilare un bilancio dei primi diciotto mesi della gestione di Rocco Commisso? Neanche per idea e neppure passa per l’anticamera degli illuminati cervelli tutti intenti a raccontare la cogente attualità rappresentata dalla tenera love story tra Nicolò Zaniolo e Madalina Ghenea che incombe sui destini italici al pari del vaccino per il Covid.
Ci proviamo umilmente noi sperando di non apparire troppo teneri nei confronti dell’oriundo magnate originario di Marina di Gioiosa Ionica: si diceva che acquista a sorpresa la Fiorentina nell’estate del 2019 al culmine di una trattativa tenuta segreta dalla precedente proprietà rappresentata dalla famiglia Della Valle che oramai era mal sopportata anche dalle antiche mura di Palazzo Pitti.
La squadra viola, reduce da stagioni piuttosto deludenti, termina tristemente al sedicesimo posto nell’ultimo campionato della gestione Della Valle ma ecco arrivare il salvatore della patria che tra un proclama e l’altro tra cui quello di costruire lo stadio di proprietà in tempi brevi a differenza di Pallotta che rappresenterà il bersaglio preferito delle sue velenose frecciate, si rende protagonista di una campagna acquisti in stile Cosmos (altro club di sua proprietà) portando sulle rive dell’Arno giocatori piuttosto attempati e prossimi al pensionamento in Villa Arzilla quali Boateng, Caceres e Ribery, quest’ultimo accolto addirittura come il nuovo messia dalle masse adoranti che accorrono al Franchi per la sua presentazione.
Morale della favola? La montagna partorisce il criceto e la squadra si piazza al decimo posto anche grazie al cambio sulla panchina (il concreto Iachini che subentra all’evanescente Montella) e soprattutto agli italiani Chiesa e Castrovilli: i fenomeni stranieri risultano non pervenuti se non a sprazzi come nel caso di Ribery.
Ad un terzo del corrente campionato la Fiorentina occupa tristemente la sedicesima posizione con 11 punti al pari dello Spezia neo promosso e si ritrova sul groppone l’esonero di Iachini con il conseguente ennesimo ritorno del figliol prodigo Prandelli.
Al penultimo giorno della campagna acquisti estiva il buon Rocco aveva inoltre provveduto a cedere il gioiellino Chiesa alla tanto odiata Juventus in cambio di una paccata di milioni da incassare nei prossimi due anni.
Le masse adoranti avevano però immediatamente assolto il buon Rocco prendendo di mira il ragazzotto che aveva tradito la causa viola per sposare quella del nemico di sempre.
Carosone cantava “ tu vuò fa l’americano” ed il nostro Rocco l’americano lo vuole anche fare ma non quello fesso: avrà pensato giustamente pensato che i tempi sono duri e che è meglio la gallina fra tre anni piuttosto che non vedere mai neppure l’ombra dell’ovetto.
La scelta è stata sicuramente apprezzabile atteso che la Fiorentina non è tenuta a vincere niente se non una tranquilla salvezza da raggiungersi nel più breve tempo possibile e non si può escludere che il ragazzotto faccia parte di quella schiera piuttosto vasta di giocatori sempre pronti a spiccare il salto di qualità che puntualmente, sul più bello, non arriva mai (Bernardeschi docet).
Il buon Rocco è del resto un tipo molto svelto con le parole, promette di tutto e di più , sa come lisciare il pelo ai giornalisti che contano ed al tifoso medio, chiacchiera parecchio anzi condivide (adopero il termine maggiormente in voga che piace alla gente che piace) tantissimo con il circuito mainstream che ricambia tale affetto adorandolo alla follia.
Lo scrittore Armando Curcio, nella famosa commedia portata in scena da Eduardo e da Carlo Giuffrè “a che servono questi quattrini” faceva dire al protagonista, il Professor Parascandalo, che nella vita conta più il far niente fatto bene piuttosto che il far tanto fatto male ed il nostro Rocco si è pienamente adeguato al motto anzidetto.
Egli si è immediatamente calato senza problemi nella realtà nostrana intuendo che nella società dei social e della comunicazione contano più le chiacchiere che i fatti ed eccolo allora inveire contro l’arbitro cattivo che gli ha impedito di vincere la partita contro l’odiata vecchia signora (cui però non disdegna di cedere il suo miglior giocatore) perché in fondo il tifoso è più contento di sentir urlare ai quattro venti che la Juve ruba piuttosto che vincere sul campo una partita contro i bianconeri, eccolo sfottere Pallotta (sai che coraggio) perché lui lo Stadio lo costruisce in tempi rapidi, eccolo sfoggiare il gagliardetto e la sciarpa viola tra le masse festanti.
Lui è tranquillo perché tanto nessuno gli viene a chiedere il conto e come il disco per l’estate, il suo ritornello dura il tempo breve della stagione più calda salvo poi cadere tristemente nel dimenticatoio ai primi freddi.
Si è sempre detto che chi trova un amico trova un tesoro ma non è proprio così perché un amico, specie quando è vero, vale molto più di un tesoro in quanto non ti abbandona neppure quando vai al Creatore.
Io ho avuto la fortuna di trovarlo e si chiama Fabrizio Cossu a cui dedico le modeste righe di questo pezzo sgangherato.
BRUNO IANNIELLO
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