UN BRICIOLO DI OTTIMISMO
- storiescomode
- 9 feb 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Qualche tempo fa ho avuto il piacere di rivedere una cara vecchia amica laureata in psicologia a cui ho raccontato le amarezze e la disillusione che il più delle volte scaturiscono dalle relazioni che si intrecciano con il prossimo: spesso le persone in cui riponiamo la nostra fiducia ci deludono e la delusione che ne deriva finisce inevitabilmente per incidere sui comportamenti che assumeremo in futuro allorquando ci approcceremo con altri individui.
La cara amica, dopo aver ascoltato il mio sfogo, mi ha fornito un prezioso consiglio di cui faccio ancora oggi tesoro e che consiste nel non riporre alcuna aspettativa nel prossimo: in sintesi meglio restare positivamente sorpresi da chi inaspettatamente si dimostra un vero amico piuttosto che veder crollare l’edificio di speranze il più delle volte costruito su pilastri di cartapesta che vanno in frantumi al primo batter d’ali.
Riportiamo i binari della discussione sulle vicende giallorosse che, soprattutto negli ultimi anni, hanno riservato ai propri sostenitori poche gioie e tante amarezze attraverso le modeste considerazioni che seguono.
Devo sinceramente ammettere che iera sera, al termine del match di Coppa Italia disputato e perso contro l’Inter non ero affatto deluso tanto meno triste o affranto e per un motivo estremamente semplice: avevo seguito alla lettera il consiglio della mia amica psicologa e pertanto non avevo riposto nessuna speranza nella attuale compagine che puntualmente finisce per tradire la fiducia dei più fervidi sostenitori allorquando è chiamata a fornire una prova di carattere e di spessore al cospetto di un avversario meglio organizzato e qualitativamente superiore.
Il lettore malizioso potrà legittimamente dubitare delle mie reali intenzioni supponendo che dietro cotanta freddezza si possa celare un pizzico di legittima scaramanzia ma in realtà il pietoso stato dell’arte finisce per scoraggiare anche queste piccinerie.
Cosa c’è attendersi dalla Roma negli ultimi tre mesi di questa ennesima stagione grigia ?
La risposta è presto data: realisticamente poco o nulla ed i fatti parlano chiaro non tanto dal punto di vista dell’aritmetica che consentirebbe ancora qualche speranza in zona Champions quanto dal punto di vista della prospettiva che allo stato attuale non consente voli pindarici nemmeno in ottica Conference League.
I motivi del disastro sono stati abbondantemente sviscerati dai più svariati commentatori ed analisti e credo siano piuttosto noti anche alla dirigenza ed alla guida tecnica: carenza assoluta di qualità e personalità, atavica incapacità di crescere anche di una sola spanna in termini di carattere e i pochi talenti puri presenti in rosa (Zaniolo ed Abraham) ancora troppo acerbi per potersi sobbarcare il fardello di un club che non porta a casa un trofeo dalla bellezza di 14 anni.
Vi è più.
Si ha la sensazione, sperando di errare, che alcuni giocatori non stiano dando il massimo in campo consapevoli del fatto di essere fuori dai programmi societari.
C’è tanto da fare e il compito del tecnico (le cui responsabilità non possono essere certo sottaciute) non è tra i più agevoli se si pensa che il suo glorioso curriculum sta rosolando a fuoco lento sulla brace giallorossa che negli ultimi cinque anni ha arrostito ben tre tecnici, tre direttori sportivi non proprio alle prime armi ed una marea di dirigenti tra cui Frederic Massara che sta facendo bene al Milan.
In momenti simili ci si lascia andare al totale sconforto ma proprio iera sera uno dei più lucidi analisti delle vicende giallorosse, l’amico Pino Vaccaro, nel corso della consueta diretta Facebook post partita, ha avanzato una intelligente considerazione legata alle ingenti risorse che fino ad oggi la proprietà ha iniettato e continua ad iniettare con cadenza mensile nelle casse del club giallorosso e ponendo il seguente quesito: secondo voi i Friedkin hanno immesso quasi 500 milioni nel progetto Roma al solo scopo di tenere in piedi un baraccone che nella migliore delle ipotesi ambisce alle posizioni di media classifica?
L’ammiccante interrogativo impone una approfondita riflessione e richiama altri ulteriori interrogativi: è mai possibile che in sede di stipula del contratto il tecnico di Setubal non abbia chiesto ed ottenuto dalla proprietà ampie ed adeguate garanzie sul futuro rafforzamento della squadra? Non stiamo parlando dell’ultimo sprovveduto ma di uno che, piaccia o oppure no, deve essere annoverato tra i migliori tecnici su scala mondiale ed assistito altresì dalla scuderia di tale Mendes, titolare di un impero che muove migliaia di calciatori.
Insomma il personaggio in questione non ha l’anello al naso tanto meno è calato giù dalla montagna con la piena: ha commesso e sta commettendo errori ma quale sarebbe allo stato attuale la prospettiva prescindendo dallo Special One? Ricominciare nuovamente daccapo gettando in mare il bambino con l’acqua sporca? L’attuale proprietà è giovane atteso che si è insediata da poco meno di un anno e mezzo, non ha la più pallida idea di cosa sia il calcio italiano e pertanto deve crescere in termini di esperienza e di “entrature nel palazzo”: e già, il famoso palazzo di cui da sempre si parla con tutte le sue storture, ingiustizie, opacità ma in cui bisogna necessariamente esserci ed in pianta stabile non tanto per provare a cambiarlo quanto piuttosto per farsi valere con tutte le proprie forze.
Le battaglie, soprattutto quelle arbitrali, si combattono in silenzio, giorno dopo giorno, attraverso la presenza nei luoghi deputati, di dirigenti capaci e competenti, tenaci e pazienti: così fu per Dino Viola che si caricò sulle sue spalle il peso di una storia importante che ancora oggi, a distanza di quarant’anni, merita di essere raccontata. Così fu per Franco Sensi che rilevò il club in condizioni disastrose e lo portò in vetta scrivendo un'altra pagina di storia anch’essa da raccontare.
Chi, come il sottoscritto, ha avuto la fortuna di aver vissuto quelle pagine di storia ma anche la sventura di aver visto lo spettro della serie B almeno un paio di volte ed un Presidente tratto in arresto poche ore prima la disputa di un match di Coppa delle Coppe, riesce sempre a trovare un briciolo di ottimismo anche in un periodo grigio come quello attuale.
L’importante è non aspettarsi mai niente di buono: meglio ammettere di avere sbagliato piuttosto che restare con un pugno di mosche in mano.
Bruno Ianniello

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