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ROMOLO VALLI

Qualche settimana fa ho avuto una folgorazione: ho visto un attore, di quelli veri, vestito sempre elegantemente e che non sbagliava mai una battuta, sguardo penetrante, austero, capace di giocare sapientemente con le pause, mai sopra le righe, non lo conoscevo e ne sono rimasto profondamente colpito.

Recitava i testi di Pirandello come pochi reinterpretando i personaggi più spietati con acume ed originalità più unica che rara: si chiamava Romolo Valli.

Vi risparmio la sua biografia che potete tranquillamente trovare sulle enciclopedie moderne ma un aspetto della sua vita mi ha colpito più di tutte le cose belle che pure ha fatto e che ci ha lasciato in eredità: il grande attore era omosessuale ed il suo compagno di vita e d’arte era Giorgio De Lullo con cui nel 1954 aveva fondato unitamente a Rossella Falk, Elsa Albani ed Anna Maria Guarnieri la Compagnia Teatrale dei Giovani.

Romolo Valli abbandona prematuramente questa vita nel 1980 a seguito di un grave incidente automobilistico all’età di 55 anni: il tremendo, crudele e spietato Francesco Venzi, dell’Amica delle Mogli, il freddo calcolatore Leone Gala protagonista della commedia pirandelliana “il giuoco delle parti” andava via nel buio di una triste notte romana senza avere neppure il tempo di appianare la diatriba tra Rossella Falk che aveva acquistato il controllo del teatro Eliseo ad insaputa di Giorgio De Lullo e lo stesso regista.

Ho avuto modo di vedere attraverso il Web tantissime foto di Romolo Valli: appare sempre sorridente, disteso, gioioso, mai malinconico, insomma una persona in pace con sé stessa e con il prossimo ed allora mi sono chiesto: è possibile vivere la propria omosessualità senza sbatterla continuamente in faccia ai presunti nemici, senza colpevolizzare il prossimo, è possibile essere grandi attori e vivere la propria sessualità con semplice normalità?

La risposta è stata affermativa e l’esempio di ciò è rappresentato proprio da questo grande attore che nella sua vita breve ma intensa ha sempre saputo dispensare gioia e sorrisi, amore ed arte e chi lo ha conosciuto afferma che ha vissuto la sua esistenza con ironia, curiosità, intelligenza e vivacità rimanendo fedele a un motto emblematico, "niente per forza, tutto per amore".

Romolo Valli ha conseguito premi prestigiosi nel corso della sua straordinaria carriera tra cui il Nastro d'Argento ottenuto per ben tre volte come miglior attore non protagonista, precisamente nel 1963 per "Una storia milanese" (1962) di Eriprando Visconti, nel 1971 per "Il giardino dei Finzi Contini" (1970) e nel 1977 per l'interpretazione del capoufficio Spaziani in "Un borghese piccolo piccolo" (1977).

E’ stato amico di Federico Fellini tanto è vero che dopo la sua dipartita sono stati rinvenute, tra le sue carte, due lettere a lui indirizzate proprio dall'amico Federico.

Con l'ammirata tenerezza dell'amico e del compagno di lavoro lo ha ricordato recentemente, in un intervista al Giornale Pier Luigi Pizzi, regista di fama mondiale, per vent'anni scenografo di quella Compagnia dei Giovani che De Lullo rese la più prestigiosa compagine privata d'Italia.

Prima Pirandello si faceva in modo generalmente convenzionale. Con Giorgio De Lullo ne abbiamo rivelato la modernità, l'universalità. Nella tournée in Russia dei Sei personaggi il critico della Pravda credeva che il testo fosse stato appena scritto. Giorgio faceva recitare i suoi attori con uno stile inconfondibile, quasi musicale. Con lui non si recita - diceva la Guarnieri - si solfeggia. La registrazione del mitico Così è (se vi pare), dove c'erano anche la Morelli e Stoppa, è una vera partitura, a tutt'oggi di fortissima emozione».

Pierluigi Pizzi si sofferma anche e soprattutto sul rapporto tra Giorgio De Lullo e Romolo Valli: “ Un'intesa perfetta: Romolo concreto, razionale, proprio un raisonneur pirandelliano. Ma anche allegro, generoso: un bon vivant che amava la vita, il buon cibo. Poteva intrattenere i commensali per ore tra mille aneddoti e imitazioni irresistibili. Piaceva a tutti. Giorgio invece era introverso, silenzioso, solitario, tendeva all'astrazione. Forse risentiva del trauma del suicidio del padre, che davanti a lui bambino si gettò dalle scale. Romolo faceva le burlette, cioè gli scherzi in scena, che invece mandavano in bestia Giorgio. Memorabile l'irruzione di Marcello Mastroianni durante una recita, travestito e su sedia a rotelle. Romolo resse il gioco per un quarto d'ora, il pubblico non si accorse di nulla. Mentre Giorgio era su tutte le furie».

Romolo Valli, pur vivendo in un’epoca estremamente complessa in cui era difficile e rischioso palesare la propria omosessualità, ha dimostrato invece che è possibile lavorare straordinariamente bene e vivere intensamente la propria esistenza privata senza per questo appartenere a determinate lobby, si può insomma essere grandi ma senza covare astio e rancore verso il prossimo.

Ci ha dato una grande lezione di vita prima ancora che di teatro: facciamone tesoro.

BRUNO IANNIELLO


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