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PERCHE' DIFENDO AZZURRA BARBUTO

  • storiescomode
  • 1 dic 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Prima di cominciare la mia arringa difensiva intendo premettere una circostanza: Azzurra Noemi Barbuto si difende benissimo da sola e non ha necessità di trovare sostegno nel sottoscritto per far valere le sue idee ed i suoi principi che ritengo del tutto condivisibili.

Detto e premesso ciò ho avvertito l’opportunità di scrivere queste poche righe per squarciare la coltre di ipocrisia e perbenismo che solitamente è calata dal circuito mainstream ogni qual volta si attacca pesantemente una persona che ha il coraggio di dire e scrivere ciò che pensa senza rispettare il sacro copione scritto dalla sacra cupola del politicamente corretto.

Da più di qualche giorno la giornalista che scrive per Libero, autrice del sito “La Finestra di Azzurra” è il bersaglio mobile preferito di tanti pseudo giornalisti che solitamente non ne azzeccano mezza neppure nel sonno, intellettualoni disposti a tutto pur di ricavare un pizzico di pubblicità a gratis, artisti musicali che dovrebbero preoccuparsi di far bene il proprio lavoro nonchè la solita accozzaglia cialtrona che abbonda sui social: insulti pesanti e sessisti, minacce di morte indirizzate alla malcapitata ed alla sua povera gattina la quale proprio negli ultimi giorni è stata male, frasi insolenti, auguri di un prossimo decesso e tanto altro ancora su cui preferisco non intrattenermi tanto meno fare i nomi ed i cognomi per non accrescere la popolarità di chi si è indegnamente reso protagonista di tali condotte.

Vi chiederete di quale colpa si è macchiata la giornalista per ricevere un trattamento così duro: è una bieca assassina? Una perfida maliarda che seduce gli uomini e poi li accoltella o li avvelena durante la notte?

Niente di tutto questo: ha solo fatto il suo dovere di giornalista scrivendo dei pezzi attraverso cui ha posto l’accento su uno dei problemi più importanti che attualmente affliggono la nostra società ovvero la solitudine dei ragazzi, soprattutto dei ragazzini e delle ragazzine, molto spesso abbandonati dai genitori al proprio destino e lasciati combattere da soli nel perfido agone dei social e della vita reale che si presenta dura da masticare finanche per gli stessi adulti scafati e vaccinati figurarsi per adolescenti che ovviamente non dispongono ancora degli strumenti necessari per comprendere a fondo tutte le dinamiche della complessa esistenza che vivono.

Azzurra Barbuto ha forse assolto o giustificato Alberto Genovese oppure ha scritto che la diciottenne se l’è cercata?

Assolutamente no anzi si è calata nei panni della malcapitata chiedendosi dove diavolo si fossero cacciati i genitori che non vedendo tornare la propria figliola a casa dopo più di venti ore di assenza, non avevano provato neppure a contattare una sua amichetta per capire che fine avesse fatto.

Tutti e sottolineo tutti sapevano di quale panni vestisse l’imprenditore eppure nessuno si è preoccupato di spendere una sola parola o anche un solo gesto per far in modo che le cose andassero diversamente.

Questo è l’interrogativo che pone Azzurra Barbuto: cosa si è fatto in concreto per impedire quello stupro?

Chi aveva il dovere di vigilare sulla povera malcapitata cosa ha fatto? E’ ancora lecito chiedere ai genitori di fare il proprio dovere atteso che essi hanno deciso di mettere al mondo i propri figli e non quest’ultimi di nascere?

E’ ancora possibile chiedere ad una figlia chi frequenta e quali posti frequenta e magari perché no, accompagnarla personalmente ad una festicciola tra amici ed andarla a riprendere quando la festicciola è finita?

Le cronache ci narrano di tanti ragazzini di quattordici anni portati al Pronto Soccorso in coma etilico ogni fine settimana ed anche in quel caso esiste e si pone il problema di genitori assenti ed in tutt’altre faccende affaccendati.

Inutile girarsi dall’altra parte e far finta che tutto ciò non ci tocca perché poi la realtà, la dura realtà, ci presenta il suo conto salato ed allora si rendono necessari dei seri esami di coscienza.

Non conosco personalmente Azzurra Noemi Barbuto, la seguo sui social e leggo volentieri i suoi pezzi: mi piace perché non è scontata né banale ma soprattutto perché è una delle poche giornaliste che si occupano di vita reale, di problemi concreti, di persone in difficoltà, di povertà vera.

Ultimamente è stata ospite di una trasmissione televisiva in cui è stata attaccata per il solo fatto di aver difeso il principio scritto nella nostra Costituzione per cui nessuno è colpevole fino a sentenza passata in giudicato: essa affermava che nessuno può essere processato per i suoi costumi e per gli atteggiamenti che tiene nella vita privata soprattutto se le presunte accusatrici non si sono comportate meglio dell’accusato.

Il presunto colpevole (nel caso di specie il Professor Bellomo) è stato addirittura assolto nelle aule di giustizia ma le contumelie ad Azzurro Barbuto non sono cessate: è il solito discorso della doppia, tripla, quadrupla morale di cui si avvalgono coloro a cui tutto è concesso.

Termino qui la mia arringa: ho scritto anche troppo anzi spero che la cara Azzurra mi perdoni per queste poche righe con cui ho cercato di difendere dei principi di civiltà giuridica e di buon senso nonché una persona che si batte quotidianamente per essi.

BRUNO IANNIELLO

 
 
 

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