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LA SENTENZA JUVE – NAPOLI E TUTTO QUELLO CHE NON VI E’ STATO DETTO

  • storiescomode
  • 5 dic 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Circa un mese fa (precisamente il 13 Novembre) la Corte di Appello Sportiva Nazionale I sezione composta dal Presidente Piero Sandulli, dal Vice Presidente Lorenzo Attolico, dal componente relatore Maurizio Borghi e dal rappresentante A.I.A. Carlo Bravi si è espressa sul reclamo proposto dal Napoli avverso la decisione del Giudice Sportivo che aveva decretato lo 0-3 a favore della Juventus e la penalizzazione di un punto in classifica per i partenopei.

Conoscete perfettamente l’esito del reclamo con la conferma dei provvedimenti assunti dal Giudice Sportivo così come la volontà espressa dal Presidente De Laurentiis di adire gli ulteriori gradi di giustizia nella speranza di sovvertire il verdetto di cui sopra.

Al di là delle dichiarazioni di rito cerchiamo però di comprendere alcuni aspetti emersi dalla lettura della decisione assunta dalla Corte di Appello che, a modesto avviso di chi scrive, non sono stati adeguatamente evidenziati dal circuito mediatico nei giorni successivi alla pubblicazione del provvedimento in questione.

In primis l’organo di giustizia sportivo evidenzia il principio cardine che ritiene essere stato violato ribadito anche dal Collegio di Garanzia dello Sport del Coni in un caso analogo (decisione n. 56/2018) ovvero che “ il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità ed il sano agonismo”.


La Corte di Appella afferma che il Napoli avrebbe (il condizionale è d’obbligo per chi scrive atteso che la sentenza non è definitiva) violato tale principio in quanto si sarebbe precostituito un alibi per non giocare la partita con la Juventus.

Ricordiamo che la difesa del Napoli era fondata sul principio della causa di forza maggiore per cui non vi era stata volontà di non disputare il match contro la Juve quanto l’impossibilità di recarsi a Torino sulla scorta delle disposizioni emanate dall’ASL che imponevano ai calciatori il rigoroso divieto di spostarsi dalla Campania per motivi sanitari.

La Corte, sulla scorta della corposa documentazione acquisita, ha ritenuto invece che la Società Calcio Napoli, nei giorni precedenti la gara contro i bianconeri, abbia orientato la propria condotta allo scopo precipuo di non disputare la detta partita ed a tal uopo cita una nota della ASL Napoli 1 Dipartimento Prevenzione inviata al responsabile sanitario della Società Calcio Napoli in data 2 Ottobre con cui viene comunicato che “ la responsabilità nell’attuare i protocolli previsti dalla FIGC per il contenimento dell’epidemia COVID -19 in capo al Napoli e pertanto questa Azienda non ha alcuna competenza” .

La Corte adita si chiede per quale motivo il Napoli abbia chiesto lumi all’ASL Napoli 1 in merito all’ applicazione di un protocollo che è quello della FIGC e che già altre volte, in precedenza, la stessa società partenopea aveva rispettato senza alcun problema.

L’organo di giustizia sportiva si chiede inoltre per quale motivo il Napoli abbia più volte sollecitato le autorità sanitarie prima del match con la Juve allo scopo di ottenere continui chiarimenti su come comportarsi in vista della gara con i bianconeri e soprattutto chiarisce che solo con nota del 4 Ottobre 2020 pervenuta alle 14,30 la ASL Napoli 2 Nord comunicava l’impossibilità per la squadra azzurra di recarsi in Piemonte per motivi sanitari.

Purtuttavia però, già nel pomeriggio del 3 Ottobre, la Società Calcio Napoli, autonomamente ed in assenza di qualsivoglia causa che impedisse la partenza, aveva provveduto a disdire il volo charter per Torino e tale condotta, secondo la Corte di Appello Sportiva, ha significato la concreta volontà

di non voler disputare il match contro i bianconeri.

Altro elemento che sicuramente ha indispettito la Corte è stato quello delle numerose interlocuzioni avvenute tra la società Calcio Napoli e gli Uffici di Gabinetto della Regione Campania dei quali non si è compreso il coinvolgimento atteso che trattasi di Uffici che svolgono un ruolo di diretta collaborazione con il Presidente della Giunta Regionale ma che non dispongono di competenze né cognizioni di carattere sanitario.

Secondo l’organo di giustizia le pressioni esercitate dal Napoli anche su di un organismo di carattere politico erano tese ad ottenere l’autorizzazione del Dipartimento Prevenzione dell’Asl a non recarsi a Torino.

Altro aspetto da non sottovalutare del predetto provvedimento riguarda la finalità del protocollo FIGC in materia di contenimento del Covid: “ l’eventuale condivisione della tesi propugnata dalla Società ricorrente porterebbe inevitabilmente, a frustare, totalmente, la motivazione posta a fondamento dei Protocolli Federali in tema di gestione delle gare e degli allenamenti delle squadre professionistiche di calcio in tempo di COVID – 19 ovvero quella di consentire, seppure nella criticità della situazione determinata dall’emergenza sanitaria, di svolgere e portare a termine il Campionato di calcio di Serie A”.

La Corte afferma che i soggetti dell’ordinamento sportivo non sono legittimati a farsi regole da soli ma sono tenuti a rispettare quelle fissate dalle Autorità federali competenti che da sole possono modificarle e che la condotta del Napoli non è risulta rispettosa neppure degli altri consociati dell’ordinamento sportivo e più precisamente degli altri Club di Serie A che, in condizioni anche peggiori del Napoli (ricordiamo che i giocatori azzurri risultanti positivi al Covid erano solo due) hanno regolarmente disputato gli incontri che li vedevano impegnati.

Questa la fredda cronaca su cui ciascuno può farsi una sua legittima opinione ma cerchiamo di andare oltre e porci qualche interrogativo che a questo punto appare più che doveroso: ammesso che il ragionamento seguito dalla Corte di Appello Sportiva sia sensato mi chiedo per quale dannato motivo il Napoli non abbia voluto disputare la partita contro la Juve esponendosi a delle inevitabili sanzioni che difatti non sono tardate ad arrivare, mi chiedo per quale motivo la Società Calcio Napoli, nei giorni precedenti la partita abbia chiesto lumi su come comportarsi anche ad un organo politico privo di qualsivoglia competenza sanitaria quale l’Ufficio di Gabinetto della Regione Campania, mi chiedo per quale altro dannatissimo motivo la Società Calcio Napoli si sia esposta pesantemente anche con i propri sponsor commerciali con cui ha sottoscritto contratti piuttosto importanti e che immagino non abbiano fatto salti di gioia nell’apprendere che gli saltava un match di cartello come quello contro i bianconeri.

Interrogativi che ad oggi non hanno trovato risposta ma che in pochi si sono posti.

Emerge un altro aspetto di non poco conto dalla lettura della decisione assunta dalla Corte di Appello Sportiva: il campionato di calcio non sarà fermato neppure dallo scoppio di un conflitto bellico e l’avviso ai naviganti è stato piuttosto chiaro.

BRUNO IANNIELLO

 
 
 

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