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L' AMBIENTE ROMANO

  • storiescomode
  • 15 dic 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

L’ambiente romano, chi era costui? Da cittadino campano ne ho sempre inteso parlare senza mai capire realmente cosa fosse e così, qualche mese fa, ho deciso di calarmi nella realtà variegata, piuttosto complessa e composita dei giornalisti, opinionisti, faccendieri, iscritti alle più svariate logge, ex calciatori in cerca di nuova visibilità che si occupano quotidianamente anzi a tutte le ore del giorno e della notte del pianeta Roma inteso come squadra calcistica.

Si è trattato di una esperienza piuttosto breve in cui mi sono cimentato indegnamente e con alterne fortune a scrivere pezzi sulla mia squadra del cuore ed a tal proposito non rimpiango nulla perché se tornassi indietro rifarei esattamente tutte le cose che ho fatto: ritengo infatti che tutte le esperienze vissute possono tornare utili per capire ed imparare qualcosa che prima non si conosceva.

Fatta la doverosa premessa devo però descrivervi quello che ho visto e da cui sono scappato assieme all’amico Fabrizio Cossu non appena compresa la babele ovvero il manicomio (con tutto il rispetto per le case di cura psichiatriche) in cui ci eravamo cacciati.

La descrizione che da qui a breve mi accingo a fare probabilmente non renderà perfettamente l’idea di cosa sia veramente il bizzarro caravanserraglio che si trascina conservando sè stesso da decenni attraverso i più svariati mezzi di comunicazione tra cui soprattutto i social.

La prima constatazione è che i siti, i blog, gli account e chi più ne ha più ne metta che si occupano della Roma proliferano come i conigli e spuntano come i funghi: ad occhio e croce esistono almeno un centinaio di svariati siti che narrano le vicende dei giallorossi e pertanto non può considerarsi proprio una idea originale quella di creare un ennesimo sito, account, blog o quanto altro che parli della Roma.

Le conseguenze di tale proliferazione sono sotto gli occhi di tutti e non possono essere sottaciute: il copia e incolla di pezzi scritti dai siti cosiddetti minori è lo sport maggiormente praticato da chi già si è fatto un nome nel cosiddetto ambiente romano e pertanto viene accreditato dai suoi numerosi fans (su questi ultimi torneremo di qui a poco), l’originalità di tali siti langue tristemente atteso che ormai tutti fanno le stesse cose ovvero il pre partita con le statistiche, il pezzo sulla conferenza stampa del mister che precede il match del giorno dopo, il post partita con il solito pezzo attraverso cui si commentano le gesta dei calciatori, gli eventuali errori ovvero le mosse tattiche azzeccate dal tecnico nel corso della gara, la solita lagna sull’arbitraggio e sull’uso scorretto e parziale del VAR tanto per accontentare il codazzo dei followers sui vari social, il tutto condito da qualche tweet di incoraggiamento a questo o quel giocatore spesso bersagliato dalla critica.

Insomma, la solita insalatona di luoghi comuni e frasi fatte relative ad episodi commentati, triti, ritriti, masticati, rimasticati, mal digeriti e su cui si è già scatenata la furia ossessiva e verbosa dei tifosi da social: del resto trattasi di un rito che si perpetua da decenni e come può l’officiante venir meno al rispetto delle sacre regole che disciplinano la celebrazione della cerimonia liturgica?

Praticamente impossibile ed allora tutti e proprio tutti (e sono tanti) parlano della stessa cosa, ripetono le stesse cose, adoperano lo stesso linguaggio al pari di automi senza cervello programmati per fare soltanto quello e se ti azzardi a deviare sia pure solo leggermente dai binari tracciati delle sacre scritture sei messo al bando anzi sei fuori avrebbe detto il Flavione nazionale nel suo celebre programma “The apprentice”.

Questo per ciò che concerne il rito e ora passiamo a descrivere gli officianti: essi non sbagliano mai e non chiedono mai scusa anche quando i fatti smentiscono oggettivamente i loro vaticini.

La parola d’ordine è anzi quella di negare sempre sulla scorta dello storico insegnamento fornito dai mariti smaccatamente fedigrafi che sono capaci di negare l’evidenza anche quando la moglie li scopre a letto con l’amante: “cara ma ti stai impressionando, nella stanza ci siamo solo te ed io, non sarai troppo stressata?

Insomma il sacerdote ha sempre ragione, sempre e comunque ed anche quando ha torto marcio, anzi soprattutto in quel caso.

Ho sbagliato a riportare un episodio che magari non si è affatto verificato? Faccio la vittima perché tanto qualcuno che mi darà ragione lo troverò sempre. Ho litigato con un altro sacerdote un più villano di me? Faccio la vittima perché io sono una persona civile e lui no (ma che l’altro sacerdote fosse un villano non lo sapevi già?).

Sono tutti tremendamente seri, talmente seri che si prendono sul serio anche quando non dovrebbero essere seri motivo per cui sono ridicoli senza appello e non parliamo degli ex calciatori caduti in disgrazia che si riciclano nella veste di opinionisti: non sono riusciti nella carriera di tecnico, non hanno voluto fare i ristoratori ed allora riversano la propria bile mista a palese incompetenza su tecnici e giocatori che cercano di fare carriera.

Ultima considerazione sui fedeli: una volta si era tifosi delle squadre di calcio ma i tempi sono cambiati e con l’avvento dei social sono cresciute nuove generazioni di adoranti: le bimbe di Petrachi, i bimbi di Austini, le bimbe di Biafora e del Galopeira, le bimbe di Conte (quello dell’Inter), tanto per citare alcuni esempi: sono più pericolosi e fastidiosi dei coleotteri e resistono al Baygon.

Non c’è veleno spray che tenga: appena ti permetti di criticare civilmente questo o quel giornalista, dirigente, tecnico e quanto altro ancora ti pungono come uno sciame di calabroni facendo partire i peggiori insulti e bestemmie.

Questo dunque lo stato dell’arte e se il buon Franco Basaglia fosse ancora vivo isserebbe bandiera bianca sul castello dei suoi nobili ideali anzi si servirebbe di uno psichiatra di livello per capire il manicomio del cosiddetto ambiente romano.

BRUNO IANNIELLO

 
 
 

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