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IVANO E MIMI'

  • storiescomode
  • 11 dic 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Domenica Rita Adriana Bertè nasce il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, la seconda di quattro sorelle – la maggiore Leda e le più piccole Loredana e Olivia -, figlia dell’insegnante di latino e greco Giuseppe Radames Bertè e della maestra elementare e grande appassionata di fisarmonica Maria Salvina Dato.

Ivano Fossati nasce invece a Genova nel 1951, la madre è costumista al teatro dell’Opera, il padre abbandona la famiglia quando lui ha appena un anno.

Cosa avranno mai in comune queste due persone che ad un certo punto della loro esistenza incrociano i propri destini fondendoli in un amplesso di arte, musica, odio, amore, passione e gelosia?

Forse poco o magari tanto se si considera che entrambi avevano avuto un rapporto tumultuoso con il proprio padre: Ivano, riferendosi al proprio genitore affermerà che l’unica cosa positiva fatta nella sua vita è stata quella di essere un partigiano, Mimì vivrà nel corso della sua esistenza un rapporto tormentato con il papà professore di latino e greco che pure abbandonerà il tetto coniugale per congiungersi con un'altra donna.

Eppure questi due esseri così imperfetti nella loro mirabile perfezione artistica, hanno deciso di stare insieme, vivere insieme, condividere spazi comuni ed esperienze personali e professionali.

Tanto si è detto e scritto del loro rapporto che sicuramente è stato difficile, tossico per certi versi, molto più tormentato di quello con i propri padri.

In un intervista rilasciata ad Enzo Tortora nel corso di una trasmissione degli anni 70 alla Tv svizzera, sdraiata sul lettino dello psicologo, Mimì si confesserà descrivendo la propria famiglia come un ambiente soffocante e violento sottomesso ad un padre manesco e violento.

Lei è reduce dai grandi successi scritti da Bruno Lauzi e Franco Califano quali Piccolo Uomo e Minuetto, lui è il leader dei Delirium che ottengono consensi al Festival di Sanremo del 1972 con Jesahel ma l’anno dopo abbandona il gruppo per intraprendere la carriera da solista.

Passano gli anni e cercano di percorrere nuove strade artistiche ed arriva così il 1977, anno fatidico in cui si conoscono alla RCA, a Roma.

Resteranno insieme quasi otto anni lasciandosi nel 1984: Ivano è possessivo, geloso fino al midollo anche dell’aria che respira Mimì, è tremendamente geloso anche dei suoi colleghi di lavoro ma resterà l’unico uomo della sua vita.

“Rimasi conquistato dal suo entusiasmo, dalla sua forza dirompente. Colpito dalla sua semplicità e soprattutto dal fatto che Mimì era una monomaniaca della musica. Posso dire che, di tutti i musicisti e gli artisti che ho incontrato nel corso della mia vita, lei è stata una delle persone più autenticamente interessate alla musica”: queste le parole di Ivano che descrive perfettamente la personalità di Mimì.

E’ il 1977 e Mia Martini si avvale per la prima volta della collaborazione artistica di Ivano Fossati che le scrive “Per amarti”: comincia un rapporto fondato su basi sanguinolente e catastrofiche ma che si si rivelerà foriero di importanti successi musicali.

Nel Maggio del 1990 Mimì ricorderà nuovamente il suo rapporto con Ivano nel corso dell’intervista rilasciata ad Ivana Zomparelli per “Noi Donne” “era un campo minato. Avevo un contratto con un’altra casa discografica, e ho dovuto romperlo a causa sua. Perché era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me come cantante. [...] La prova d’amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere completamente Mia Martini. Io ero combattuta, non riuscivo a farlo. Il fatto che ci fossero tutti quei debiti da pagare (citata in tribunale dalla Ricordi per inadempienza contrattuale la cantante era stata infatti condannata al pagamento di una altissima multa pari a 90 milioni di lire, nonché al sequestro di tutti i beni e guadagni e al ritiro del nuovo disco dal mercato) era il mioalibi per non smettere”.

Rompe quindi con la RCA e passa alla Warner Bros, unica disponibile al pagamento dell’ingente quantità di debiti accumulata dalla musicista a causa delle cause perse e nel 1978 esce “Danza”, ancora una volta scritto e prodotto da Fossati

Mimì intende collaborare con Pino Daniele ma Ivano si oppone ancora una volta a causa della sua tremenda gelosia.: "Questa lotta tra me donna e Mia Martini è diventata una cosa feroce. E infatti quando sono andata in sala registrazione per incidere il disco, senza Pino Daniele, mi è andata via la voce. Mi sono ritrovata con le corde vocali imprigionate in una spessa membrana formata da noduli. Pare che sia una cosa rarissima”.

Subisce due interventi chirurgici che modificheranno per sempre il timbro della sua voce.

Passa un anno, nel 1981 torna a calcare le scene e pubblica Mimì” per la DDD ricevendo un discreto successi

Nel 1982 partecipa per la prima volta a Sanremo ancora con un pezzo scritto da Ivano “E non finisce mica il cielo”: il pezzo è stupendo e viene premiato con un Premio della Critica appositamente istituito, che le sarà titolato anche dopo la sua morte.

Lo stesso Ivano Fossati ricorderà qualche anno dopo la costruzione del meraviglioso pezzo che era stato proposto in precedenza a Mina: “Sì, forse all’inizio c’era stato un tentativo, seppur blando, di farla ascoltare a Mina, prima che Mimì se ne innamorasse. Il buon Galanti ci fece preparare un provino. Una cosa semplicissima, per piano e voce. Capimmo subito che era una canzone più adatta a Mimì. Mi ricordo che scomodai un bravissimo arrangiatore d’orchestra, Farinatti, che ormai non lavorava più per la discografia. Ricordo che inserì nelle partiture degli archi delle citazioni di carattere romantico, riconducibili al tardo Ottocento e ai primi del Novecento. Rimasi molto soddisfatto del risultato, perché la musica riusciva a caratterizzare bene l’atmosfera del brano, rendendo l’arrangiamento una sorta di unicum in una stagione musicale già dominata dalla musica elettronica.”

A distanza di anni rivedrà nella trasmissione di Luciano Rispoli “ La più bella sei tu” la sua esibizione al Festival tormentando i capelli con le proprie mani e ritroverà forse in quel brano un pezzo tormentato della sua triste esistenza.

La storia di Ivano e Mimì vede un'altra canzone essere al centro del percorso artistico: “la costruzione di un amore”, pezzo del 1978 pubblicato nell’album “Danza/ Canto alla Luna”: ritenuto uno dei migliori brani del nostro secolo, rappresenta la proiezione musicale del rapporto tra i due artisti: svela l’unicità di ogni amore che si costruisce faticosamente, tra inciampi, cadute, incomprensioni, resurrezioni che devono però essere vissute in modo autentico, senza infingimenti, attraverso una reciproca attenzione e cura l’uno dell’altro.

Ivano e Mimì, così uguali nel dolore familiare, così diversi caratterialmente, così grandi da non poter mai essere dimenticati.

"Il segreto di una grande interprete non è avere una bella voce. L'importante è capire esattamente il senso della gioia o del dolore che stai raccontando, perché nelle canzoni si interpreta sempre un'emozione o una qualsiasi specie d'amore per qualcosa e se non sai cosa vuol dire "soffrire" non puoi sapere cosa vuol dire "amare". Per cui è questo il segreto: il saper dire le cose sentendole".

Aveva ragione ancora una volta Mimì.


 
 
 

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