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Il senso della comunità

  • Fabrizio Cossu
  • 9 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando nel 1955, in occasione dello sviluppo del complesso di San Donato Milanese, Enrico Mattei tenne a sottolineare come il futuro di una società contemporanea debba saper contemplare: “tre cose importanti: la vita, la fede, la scienza. Un trinomio che costituisce una promessa e un auspicio”. Molti storsero la bocca. Ma i fatti, perché il pragmatismo e le azioni sono il nostro modo di credere nella communita’ gli hanno dato ragione. Il villaggio di San Donato Milanese crebbe dunque all’interno di un equilibrio che vide la spinta economica data dallo sviluppo scientifico e industriale come aggregatore sociale. La comunità si sviluppò sulla base dello sviluppo economico di Eni che aveva come fine il senso di una comunità facendo dialogare le proprie diversità e dando spazio alle proprie contraddizioni. Chiesa e scienza come i cardini di uno sguardo rivolto al futuro. La scelta dei quadri dirigenziali avveniva per Mattei con modalità diretta il quale inseguiva competenze e spirito di gruppo non badava ad orientamenti politici, ma ad una formazione culturale spesso eclettica che permetteva di aggregare fianco a fianco matematici e poeti, ingegneri e sociologi, letterati ed economisti. Un antesignano di aziende Google o Facebook che risultava ‘di difficile collocazione’ nel campo industriale del Novecento, troppo all’avanguardia nell’Italia degli anni Cinquanta. Mattei riponeva nei giovani una fiducia incondizionata. La medesima fiducia che riponeva nella scienza e nell’evoluzione tecnologica. Una fiducia che si basava su un’idea di futuro che era un’idea di società, di comunità in crescita. Si era prefissato lo scopo di rilanciare l’industria italiana ma soprattutto di alfabetizzarla nelle pratiche e nelle procedure. Un lavoro culturale che non si limitava alla fabbrica o agli uffici, ma che raggiungeva la quotidianità delle persone attraverso una promozione culturale organizzata. L’Ingegnere, così amava farsi chiamare, portò innovazioni drastiche e uniche per gli anni ‘50. Tra le prime innovazioni ci furono gli open spaces, visti negli Stati Uniti. Un modo per evidenziare le pratiche di lavoro spiccio per arrivare ad una visione sistemica in grado di competere con le grosse compagnie dell’energia. Enrico Mattei non aveva l’ideologia del futuro, ma la pratica, si definiva Ingegnere non Presidente, come ho già detto, e il futuro non era una suggestione ma un’obiettivo obbligato che nasceva per forza attraverso lo spazio dato ai giovani come parte attiva e promulgatrice della comunità. Quei giovani e non solo quelli di una volta verrebbe da dire oggi in cui il coraggio spesso manca, e ne conosciamo i motivi dopo due anni di pandemia e una guerra per ora vista solo come ‘rischio energetico’ o serie tv talmente irreale da non sembrare reale, o si tramuta in incoscienza , e la responsabilità del rischio è ridotta purtroppo ad una mera gestione burocratica. Il senso di comunità è stato l’incipit del mio racconto. Il senso di comunità che dovrebbe sensibilizzare coloro che vivono in un quartiere fortemente voluto dall’Ingegnere. L’E.U.R. dove diede il la alla nascita di una comunità fatta di famiglie che sono state agevolate nel loro trasferimento con un’abitazione assegnata, una comunità creata, l’agevolazione economica che Mattei diede al quartiere. Il palazzo Eni ne è l’esempio ma il senso di comunità si vede nella parrocchia di San Gregorio Barbarigo che ha annessa una sala cinematografica, nella quale, all’ingresso, è ben presente la targa commemorativa che riporto in foto. Quella comunità è nata, cresciuta e si è evoluta ed ancora molto ex dipendenti Eni ricordano Mattei come l’ingegnere o il mio presidente. Il senso di comunità, il senso del ‘noi’ ha prevalso sul senso dell’io e dell’immagine, un brutto neo del tempo che viviamo. Vogliamo fare qualcosa per questa comunità o nella speranza che quella comunità abbia una spinta verso una nuova visione in cui la cristianità’ deve essere una base aggregante? Possiamo farlo nel concreto fornendo il nostro contributo come riportato nella locandina allegata

.Un messaggio verso i credenti ma anche verso i non credenti. Perché la comunità è di tutti ‘noi’ e non dei singoli ‘io’. Questo è il vero senso di comunità.

Fabrizio Cossu


 
 
 

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