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I PRESIDENTI – COSTANTINO ROZZI

  • storiescomode
  • 29 dic 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

15 Maggio 1983, è l’ultima giornata del campionato di serie A che ha già emesso il verdetto della Roma Campione d’Italia ma c’è ancora un altro verdetto che il torneo deve scrivere e riguarda l’ultima squadra che deve retrocedere in serie cadetta.

Allo stadio Cino e Lillo del Duca di Ascoli si affrontano i bianconeri guidati da Carlo Mazzone ed il Cagliari condotto da Gustavo Giagnoni.

La classifica dice che il Cagliari ha un punto più dell’Ascoli e che per salvarsi gli basta un pareggio mentre i marchigiani hanno un solo risultato ed è la vittoria.

Il Presidentissimo Costantino Rozzi è carico come un cannone ed indossa i soliti calzini rossi, la giornata è calda e la radiocronaca dell’incontro nella mitica trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” è affidata ad Enrico Ameri.

Al minuto 26 del primo tempo l’Ascoli passa in vantaggio con un gran gol del centrocampista Giuseppe Greco dopo una triangolazione stretta tra De Vecchi e Monelli.

Si torna negli spogliatoi con i marchigiani in vantaggio ma nel secondo tempo i sardi saranno inevitabilmente costretti a sbilanciarsi per ottenere il pareggio che vale la matematica salvezza.

La partita è tesa, nervosa, vibrante e mancano pochi minuti al termine del match quando il Cagliari finalmente tira in porta per la prima volta: c’è una mischia in area marchigiana e la palla sta per entrare, il portiere Muraro è battuto ma Enrico Nicolini riesce a salvare il gol sicuro con un miracolo sulla linea di porta, sul successivo ribaltamento di fronte riceve il pallone da Monelli e batte il portiere cagliaritano Malizia con un delizioso pallonetto siglando il definitivo 2-0.

L’Ascoli è salvo e Nicolini è l’eroe della giornata.

Scene di giubilo al Del Duca con il Presidentissimo Rozzi che fa il giro di campo salutando e ringraziando gli splendidi tifosi che hanno gremito lo stadio in ogni ordine di posto.

Un intera città si stringe intorno alla squadra ed al suo indomito condottiero.

Ma chi è stato Costantino Rozzi? Un dirigente illuminato, viscerale, genuino, spontaneo, un precursore che ha saputo applicare per primo il principio tanto strombazzato e mai veramente applicato del Fair Play finanziario.

Faceva il mercato da solo, non aveva bisogno di presenze inutili quali direttori sportivi e dirigenti posticci, teneva da solo i contatti con l’amministrazione comunale e con i propri dipendenti quali il magazziniere e colui che curava il prato verde del campo: aveva capito per tempo che la crisi economica avrebbe ridotto la presenza dei tifosi allo stadio, combatteva lo strapotere dei grandi club e le ingiustizie ricevute dagli arbitri e dal sistema ritenuto prono alle esigenze dei potentati.

Un Don Chisciotte che sapeva di combattere una partita persa in partenza ma non per questo gettava la spugna anzi ha combattuto fino alla fine dei suoi giorni la nobile battaglia senza indietreggiare di un solo centimetro.

Non era un mangia allenatori e sulla panchina dell’Ascoli si sono seduti tecnici vincenti tra cui Boskov che lui portò in Italia nel 1984 ed altri che hanno scritto la storia del calcio nazionale quali Carlo Mazzone con cui è stato capace di costruire uno splendido rapporto umano e professionale.

Gli anni ruggenti dell’Ascoli vedono proprio il tecnico di Trastevere seduto sulla panchina dei marchigiani ma la sua avventura sulla panchina bianconera comincia con un episodio bruttissimo: in un infuocato derby Sambenedettese-Ascoli un centrocampista romano a fine carriera è vittima un bruttissimo infortunio che mette a rischio anche la sopravvivenza della giovane famiglia che poggia sulla sue spalle ma il Presidente lo rassicura subito: «Stai tranquillo, ci sarà sempre posto per te all’Ascoli». Quel centrocampista si chiama Carlo Mazzone che ancora vive nel capoluogo piceno ed è stato allenatore delle giovanili e poi della prima squadra marchigiana a salire nella massima serie alla fine del campionato di Serie B della stagione 1973/74 allorquando arriva primo a pari merito con il Varese.

Nella stagione 1979/80 l’Ascoli guidato da Giovan Battista Fabbri si piazza addirittura al quarto posto in serie A sfiorando la qualificazione in Coppa Uefa e tre anni dopo, nel campionato 1981/82, raggiunge il sesto posto con Carletto Mazzone in panchina.

Vincere al Del Duca non è affatto semplice e i marchigiani sono considerati una provinciale terribile capace di battere sul proprio campo anche squadroni blasonati quali la Juve ed il Milan.

Vestono la maglia dell’Ascoli giocatori importanti a fine carriera ma anche tanti altri alle prime armi che faranno le fortune dei club a cui saranno ceduti quali Bruno Giordano, Walter De Vecchi, Paolo Monelli, Walter Casagrande, Oliver Bierhoff, Walter Novellino, Andrea Mandorlini, solo per citarne alcuni.

Tutto questo è stato Costantino Rozzi capace di portare all’apice del calcio italiano una squadra che porta i colori di una città che vanta appena cinquantamila abitanti.

L’Ascoli, sotto la sua presidenza durata ben 26 anni, disputerà 14 campionati in Serie A ed il Presidentissimo, che era un fior di imprenditore edile, lascia in eredità la costruzione di ben 5 impianti sportivi tra cui quello di Avellino, Lecce, Campobasso, Benevento ed Ascoli.

Costantino Rozzi amava la sua città, Ascol,i più di se stesso avendo sempre vissuto in una perfetta simbiosi con la sua gente che ancora ricorda il suo modo strano di stare seduto dietro la porta, le sue irrinunciabili scaramanzie quali i calzini rossi ed il cappotto porta fortuna indossato anche nei mesi estivi e soprattutto ricorda con affetto la sua partecipazione alla famosa gara ciclistica organizzata dalla squadra nel corso della stagione 1982-1983 quale voto alla Madonna di Loreto nella speranza di ottenere la salvezza.

Altri tempi capaci di raccontarci storie bellissime che ancora ci commuovono per la loro genuinità.

BRUNO IANNIELLO



 
 
 

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