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CHI SE NON CONTE?

  • storiescomode
  • 8 apr 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Poche giornate alla fine del campionato più strambo degli ultimi anni e l’Inter, grazie alla vittoria ottenuta contro Sassuolo ieri sera, ha aumentato il suo già pingue margine di vantaggio sulla seconda in classifica ovvero il Milan portandosi quindi a + 11 dai cugini rossoneri.

Possiamo quindi affermare, senza timore di essere smentiti, che la compagine nerazzurra viaggia a vele spiegate verso il suo diciannovesimo titolo nazionale che a questo punto potrebbe perdere solo ed esclusivamente per suo demerito (ipotesi alquanto improbabile).

Inutile stare a dire che chi vince ha sempre ragione così come il cliente al ristorante e quindi sarebbe esercizio inutile ed alquanto sterile cercare di rimestare nel torbido attraverso discorsi fondati su favoritismi arbitrali o quanto altro: i meriti sia del tecnico che della squadra sono oggettivi e scolpiti nella roccia a caratteri cubitali.

L’Inter rappresenta il classico esempio che conferma quanto il sottoscritto va dicendo da tempo immemore ovvero che quando un gruppo già forte tecnicamente è anche mosso da motivazioni importanti difficilmente fallisce l’obiettivo che si è posto di raggiungere.

La compagine nerazzurra, dopo le cocenti eliminazioni in Champions ed in Coppa Italia, ha potuto concentrarsi esclusivamente sul campionato preparando tutte le partite in modo adeguato a differenza dei suoi competitor che invece hanno dovuto affrontare gli impegni infrasettimanali europei nonché le problematiche di carattere strutturale che in ogni caso erano già note all’inizio della stagione: il Milan non disponeva di un organico competitivo in grado di affrontare degnamente sia la competizione nazionale che quella europea ed anzi per tutto l’anno solare ha viaggiato su ritmi e medie ben al di sopra delle proprie possibilità.

Per quanto concerne la Juventus si deve dire che essa ha inevitabilmente pagato la scelta di affidarsi ad un tecnico giovane e del tutto inesperto ma in ogni caso non si poteva chiedere di più ad una rosa che in buona parte è composta da giocatori che hanno fatto il loro tempo e che per forza di cose dovranno accomodarsi alla porta alla fine della stagione.

I cicli vincenti finiscono e molto spesso le ricostruzioni richiedono più tempo del previsto in quanto lastricate di tante buone intenzioni che spesso si traducono in flop inevitabili che rallentano i processi di svecchiamento e rifondazione.

Sulle altre compagini neppure mi soffermo in quanto il Napoli pur essendo dotato di un ottimo organico, peraltro anche ben assortito, vive una fase di transizione tra ciò che è stato (Mertens, Insigne, Koulibaly, Maksimovic, Hisay) e ciò che vorrebbe essere ma che non è ancora (Osimhen, Rahmani, Politano e tanti altri che viaggiano ancora a corrente alternata): a fine stagione il suo bravo ed onesto nocchiero Gennaro Gattuso abbandonerà la panchina azzurra e si imporrà una scelta difficile con la seria prospettiva di dover nuovamente ripartire daccapo.

L’Atalanta ha continuato a compiere il suo dovere in quanto è in piena corsa per la qualificazione Champions ed in finale di Coppa Italia, il tutto con un organico di livello ed un monte ingaggi nettamente inferiore anche ai club più blasonati come Lazio e Roma protagoniste invece di un torneo alquanto altalenante ma nel complesso non proprio entusiasmante.

La Lazio aveva già compiuto il miracolo lo scorso anno centrando la qualificazione Champions ed alla luce di una campagna acquisti piuttosto grigia era lecito ritenere che non avrebbe potuto ripetere la stessa stagione.

La Roma si è portata dietro problemi cronici (portiere e centravanti del tutto assenti) che non è riuscita a risolvere nel corso delle due campagne acquisti ed inoltre ha pagato più del dovuto lo scotto del primo anno della nuova proprietà: in ogni caso, già dall’inizio della stagione era noto che l’organico non fosse da primissimi posti ed i fatti hanno pienamente confermato tale previsione.

Alla luce di quanto sopra si può quindi affermare che il titolo che ormai l’Inter si appresta a vincere a mani basse fosse nell’ordine naturale delle cose? E’ vero che nel calcio come nella vita di scontato non c’è mai nulla e che tutte le vittorie vanno sempre conquistate e sudate ma è altrettanto vero che mi sarei meravigliato del contrario: quanti club al mondo possono spendere 80 milioni per acquistare un centravanti? Quanti club al mondo possono permettersi un tecnico da 12 milioni netti l’anno? Quanti possono permettersi di spendere quasi 40 milioni per acquistare un terzino o un centrocampista? Allo stato attuale veramente pochi se si pensa che a causa della crisi pandemica i top club europei (Barca, Real Madrid, City, Psg tanto per citare alcuni nomi) hanno speso poco o niente nelle ultime campagne acquisti affidandosi a ragazzini promettenti e di belle speranze.

Insomma, non si può dire che il povero (si fa per dire) Antonio Conte si sia dovuto arrangiare a differenza di altri tecnici che invece hanno dovuto fare di necessità virtù affidandosi per lo più ai cosiddetti esuberi o prestiti gratuiti provenienti da altri club.

Altra considerazione: l’Inter ha preso il volo proprio nel momento in cui ha dovuto abbandonare la competizione continentale e la Coppa nazionale e quindi da un fallimento tecnico (diversamente non si può chiamare alla luce delle considerazioni di cui sopra ovvero della enormità di denaro speso dalla proprietà cinese prima che cadesse in disgrazia) ha saputo trarre tutte le energie per potersi dedicare esclusivamente al campionato.

Ieri sera il carissimo amico Pino Vaccaro, grande sostenitore del tecnico Antonio Conte, nell’ambito di una conversazione social affermava che in tanto sarebbero saliti sul carro di Antonio Conte: succederà certamente perché ciò rientra nello stile italico che tutto dimentica e perdona ma esiste anche un modo diverso di affrontare la questione ovvero sforzarsi, nei limiti del possibile, di analizzare pacatamente i suoi pro e i contro evitando quindi di salire salvo poi dover successivamente riscendere dai carri del vincitore.

Insomma ci si può anche limitare a veder passare il carro continuando a restare con i piedi ben piantati a terra.

BRUNO IANNIELLO


 
 
 

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