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BISOGNA SAPER PERDERE

  • storiescomode
  • 12 mar 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Un vecchio brano dei Rokes negli anni sessanta, attraverso il suo accattivante ritornello, ci diceva che bisogna saper perdere e che non sempre si può vincere: a distanza di anni possiamo dire che il pezzo era del tutto azzeccato e che quando le cose non vanno come speravamo si deve prendere atto della sconfitta, accettare il risultato, fare ammenda dei propri errori e guardare avanti nella speranza di giorni migliori.

Insomma potremmo continuare all’infinito elencando i vari detti tra i quali: “a chi tocca non si ingrugna”, “non tutte le ciambelle riescono con il buco”, “non ci sono più le mezze stagioni” e via discorrendo con il rischio di tediare eccessivamente il povero lettore che già dobbiamo ringraziare per il solo fatto di degnarci del suo sguardo.

Esaurita la cerimonia dei luoghi comuni cerchiamo di approfondire la questione che vogliamo trattare con un interrogativo che sembra di semplice risoluzione ma che poi, quando si va a scernere il grano, trova i suoi ostacoli: come vi comportate quando vi piace una ragazza e come la corteggiate? Chi vi scrive ha superato gli anta e non ha mai riscosso grandi successi nell’opera di corteggiamento del genere femminile: non sto qui a spiegare i motivi che sicuramente interesseranno poco o niente il paziente lettore purtuttavia qualche problema si è sempre creato nel momento in cui si era accesa la lampadina del cuore per un persona.

Cosa fo? Invio un mazzo di fiori con un biglietto anonimo? La aspetto fuori casa fingendo di passare proprio nel momento in cui varca il portone della sua abitazione? Provo a parlarle facendo il gallo cedrone o peggio ancora il piacione?

Gli interrogativi sono tanti ed alla fine qualcosa si deve pur rischiare se si vuole arrivare a dama pertanto è necessario che quella tale persona quanto meno si accorga di te altrimenti il tutto resta nel mondo dei sogni e della fantasia: ad un certo punto, insomma, è d’uopo afferrare il coraggio a quattro mani e farsi avanti manifestando in maniera più o meno esplicita l' interesse verso la persona amata.

Trovato il coraggio qui viene il bello: difatti può accadere che la persona, con un grado di educazione più o meno elevato, ci mostri il cosiddetto due di picche ed allora scattano altri interrogativi: cosa faccio? Insisto o desisto? Se desisto posso dare l’impressione di essermi arreso troppo facilmente e magari lei penserà che il mio interesse non è così forte ed il mio amore estremamente fragile. Magari mi ha messo alla prova ed allora corro il rischio di buttare a mare l’occasione della mia vita per mancanza di coraggio ed allora insisto ma fino a quale punto posso spingermi senza incorrere in un probabile reato?

Lo spiega la Corte di Cassazione che in una recente sentenza, precisamente la numero 7992/2021, statuisce un principio di estrema importanza: “Il corteggiamento pressante e non gradito integra il reato di molestia e disturbo alle persone”.

Più precisamente la Suprema Corte statuisce quanto segue: "Configura il reato di molestie un corteggiamento ossessivo e petulante, volto ad instaurare un rapporto comunicativo o confidenziale con la vittima, manifestamente a ciò contraria, realizzato mediante una condotta fastidiosa, pressante e diffusa reiterazione di sequenze di saluto e contatto, invasive dell'altrui sfera privata, con intromissione continua, effettiva e sgradita nella vita della persona offesa e lesione della sua sfera di libertà.".

Per i giudici l'imputato è responsabile di aver sottoposto a un "corteggiamento petulante, sgradito e molesto" la persona offesa soprattutto sul posto di lavoro e in alcuni bar della città.

La sentenza infatti è perfettamente in linea con la giurisprudenza di legittimità la quale "ai fini della configurabilità del reato di molestie previsto dall'art. 660 cod. pen., per petulanza intende un atteggiamento di arrogante invadenza e di intromissione continua ed inopportuna della altrui sfera di libertà."

Sempre secondo la Corte di legittimità, le condotte dell'imputato, sotto il profilo soggettivo, integravano senza dubbio il reato di molestie, in quanto rappresentate da: "saluti insistenti e confidenziali con modalità invasive della sfera della riservatezza (in un'occasione abbracciandola); gli incontri non casuali e cercati nel bar dove lavorava la vittima (in cui l'imputato entrava ripetutamente con pretesti, senza consumare nulla, ma con il solo scopo di incontrare la persona offesa e tentare approcci con lei), come anche per strada inseguendola e salendo sul suo stesso autobus; la sosta sotto la sua casa" il tutto nonostante il disappunto della vittima, che ha dimostrato di non gradire questo corteggiamento ossessivo. Per integrare il reato di molestie, del resto, è sufficiente che si realizzi una significativa ed effettiva intrusione nella sfera privata altrui in misura tale da poterla assurgere a molestia o disturbo.

L’imputato, nel caso di specie, era pienamente consapevole di disturbare la povera malcapitata la quale aveva più volte manifestato il suo disappunto dichiarando di non gradire affatto un corteggiamento così pressante, molesto, indiscreto, ostinato e sgradito.

Abbandoniamo per un attimo i termini tecnici e cerchiamo di capirci: se la persona desiderata vi fa capire attraverso i modi più espliciti di non gradire affatto il vostro filo non c’è altro da fare che prenderne atto e sparire in un nanosecondo senza insistere più di tanto.

Il motivo è estremamente semplice: se veramente volete bene a quella tale persona dovete lasciare intatta la sua libertà di scegliere perché il vero amore non nasce tanto meno prospera nella costrizione.

BRUNO IANNIELLO





 
 
 

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