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ARRIGO ED ANTONIO - DESTINI PARALLELI?

  • storiescomode
  • 10 dic 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Arrigo Sacchi nasce sul serio e non per scherzo a Fusignano il 1 Aprile 1946,

Dopo una carriera di successi al Milan, la parentesi in Nazionale culminata con la sfortunata finale di Coppa del Mondo del 1994 persa disgraziatamente ai rigori, il 16 febbraio 1999 annuncia l'intento di ritirarsi dalla carriera di allenatore.

Ciò nonostante il 9 Gennaio 2001 torna sui suoi passi e accetta di subentrare sulla panchina del Parma; tuttavia, in seguito a problemi di salute per l'eccessiva tensione nervosa provocatagli dalla professione, il successivo 31 Gennaio si dimette, chiudendo così di fatto la sua carriera sportiva.

Dal 21 dicembre 2001 riveste l'incarico di direttore tecnico del Parma ma si dimette il 31 maggio 2003.

Il 21 dicembre 2004 viene scelto personalmente dal Presidente Florentino Perez quale direttore dell'area tecnica e direttore sportivo del Real Madrid ma si dimette il 22 dicembre 2005

Il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a Coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, dalla Under 21 alla Under 16 ma lascia l'incarico il 30 luglio 2014 ed il successivo primo Agosto in una intervista rilasciata a Repubblica spiega i motivi del suo abbandono alla carriera di allenatore ed il famoso stress : "Un tarlo, il tarlo del perfezionista: un vecchio compagno prima alleato e poi nemico. Diciamo che stiamo insieme da un bel po' di tempo".

"Ricordo che da bambino non finivo mai le vacanze, volevo rientrare a casa prima del tempo. Ero fatto così. Infelice di partire e contentissimo di tornare. Siccome non sono cambiato, a volte dico a mia moglie: beh, cara, sarebbe stato peggio il contrario".

Il bravo intervistatore gli chiede dove lavora il tarlo e lui così risponde: “Il tarlo dello stress lavora nella testa, dove c'è la spiegazione di ogni cosa, anche delle vittorie su un campo di calcio. Chi pensa che a pallone decidano i piedi, o il talento, non ha capito niente".

Vede, esistono tre categorie: i menefreghisti, gli arrivisti che sono pure peggio, e i perfezionisti. Io sono un perfezionista, dunque un ansioso. Penso che potrei fare sempre di più, sempre meglio, e quando sbaglio è quasi sempre per eccesso. Si paga un prezzo, ci si consuma, ma soltanto così ci si realizza veramente. Altrimenti è un lasciarsi vivere".

Il giornalista gli chiede se lo stress del grande calcio ha una sua specificità, questa la sua risposta: "Forse sì. Per questo Guardiola ha avuto bisogno di una lunga pausa, e penso sia anche il motivo per cui Antonio Conte ha lasciato la Juventus: per logorio, necessità fisica di staccare prima di ammalarsi sul serio e le rivelo che nel mio primo giorno senza stress ho dormito due ore nel lettone con la mia nipotina, qui a Milano Marittima, poi l'ho portata a vedere gli animali e un tacchino ci ha rincorso. Domani se farà bel tempo andremo a visitare la casa delle farfalle, ce ne sono a migliaia, bellissime. Volano tutte, sa?".

La carriera di Arrigo Sacchi è stata quindi breve ma intensa tanto è vero che decide a soli 56 anni di abbandonare la panchina e la motivazione viene fornita dallo stesso Mago di Fusignano il quale onestamente e sinceramente ammette di non riuscire più a gestire lo stress e la tensione emotiva che inevitabilmente accompagnano ogni tecnico che si rispetti nel suo percorso lavorativo.

Antonio Conte, tecnico dell’Inter da quasi due stagioni, 51 anni, dopo una necessaria gavetta sulle panchine del Bari, Arezzo ed Atalanta approda alla corte della sua antica passione ovvero della vecchia signora: tre stagioni connotate da altrettanti titoli nazionali, poi il traumatico distacco avvenuto nel corso della preparazione estiva, la buona parentesi in nazionale con i quarti finale dell’Europeo, due anni al Chelsea caratterizzati dal titolo nazionale agguantato al primo anno e da una FA Cup al secondo anno ed infine l’approdo sulla panchina neroazzurra lo scorso anno dove ottiene un secondo posto ed una finale di Europa League persa contro il Siviglia.

9 Dicembre 2020: l’Inter pareggia 0-0 in casa con gli ucraini dello Shakhtar, è fuori sia dalla Champions League che dalla Europa League ed il tecnico salentino al termine della gara, non risponde alla prima domanda posta da Fabio Capello, sostanzialmente insulta la giornalista che gli pone un'altra domanda dicendole che si deve pensare prima di parlare ed infine alla seconda domanda di Capello in merito ad un eventuale piano B da mettere in atto durante la partita risponde che il piano B c’è ma che non lo avrebbe certo svelato.

Chiuso il collegamento, Fabio Capello afferma: “Ma come fa Conte a dire che lo Shakhtar ha cambiato sistema di gioco? Ma ognuno studio l’avversario, è il minimo. E tu devi cambiare se hai un piano B. Invece no, sei un treno che va solo su un binario. E non ho visto alcun piano B, nonostante la battuta di Conte”.

Il giorno precedente, nella conferenza stampa di presentazione, ad una precisa domanda di un giornalista che gli chiede per quale motivo l’Inter meritasse di passare il turno di Champions il tecnico risponde: “ ti do appuntamento a fine gara”.

Cerchiamo di capirci: un tecnico non ha il dovere di risultare simpatico ed a tal proposito ricordo allenatori come Ottavio Bianchi ed Osvaldo Bagnoli che non erano particolarmente loquaci e soprattutto non potevano essere considerati dei prolissi conferenzieri purtuttavia erano sempre pronti a fornire delle risposte ai giornalisti quando le cose non andavano bene per le proprie squadre, non offendevano nessuno semmai erano nelle condizioni di affermare ciò che pensavano e quando non potevano farlo evitavano di chiacchierare a sproposito.

Si dirà che erano altri tempi e che anche il tecnico è un essere umano, che può normalmente essere incavolato quando le cose non vanno per il verso giusto ma alla luce dei comportamenti tenuti dal buon Antonio Conte negli ultimi tempi un interrogativo sorge spontaneo: sicuro che egli non sia particolarmente stressato al punto da dover staccare la spina per un bel po’ di tempo? Tutti i tecnici di prestigio che guidano squadre più o meno importanti sono sottoposti ad una tensione nervosa altrettanto gravosa ma, a parte rare eccezioni, non vedo altri coach dello stesso livello tenere simili atteggiamenti.

Non sarebbe forse il caso (dico forse perché non dispongo di verità assolute) che il buon Conte facesse un serio esame di coscienza ammettendo serenamente di non essere più in grado di gestire lo stress come a suo tempo fece l’Arrigo da Fusignano?

E’ solo una mia modesta opinione e sono pronto ad ammettere di avere sbagliato se i fatti mi smentiranno.

Del resto, anche ammesso che la imbroccasi, no riceverei alcun premio.

BRUNO IANNIELLO

 
 
 

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