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ADDIO GIUSEPPI – LE PAGELLE AI LEADER POLITICI

  • storiescomode
  • 3 feb 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Il messaggio contenuto nel tweet lanciato da Matteo Renzi alle ore 19,00 circa del 2 Febbraio ha chiuso di fatto l’infausta parentesi durata quasi tre anni di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi: per quel che mi riguarda non rimpiango assolutamente nulla della esperienza governativa del legale di Volturara Appula il cui operato ha connotato una stagione politica fondata sul bieco opportunismo e sull’assenza assoluta di una visione strategica futura.

Del resto non poteva essere diversamente atteso che nella storia repubblicana non si era mai assistito ad un fenomeno simile ovvero di un Presidente del Consiglio che dapprima forma un governo con una parte politica (la Lega) attuando parte del suo programma (Decreti Sicurezza, Saldo e stralcio, politica immigrazionista dei porti chiusi, estensione del regime forfettario alle partite Iva) e poi, con perfetta nonchalance costituisce un nuovo governo con forze politiche che prima erano all’opposizione (PD, LEU) attuando un programma completamente diverso (politica immigrazionista dei porti aperti e smantellamento dei decreti sicurezza).

Insomma il buon Giuseppi, in quasi tre anni di inquilinato a Palazzo Chigi è stato tutto ed il suo esatto contrario e non solo sulle questioni di politica interna sopra descritte ma anche e soprattutto in politica estera: prima dalla parte di Trump e poi di Biden ma anche a favore della invasione cinese: tutto ciò ha prodotto quale unico risultato una melassa informe, grigia anzi del tutto incolore che ha cercato di accontentare tutti finendo per ottenere proprio il risultato opposto.

E già, perchè al termine dell’esperienza governativa non esiste difatti una sola categoria produttiva che possa ritenersi veramente soddisfatta dell’operato dell’ultimo governo giallorosso anzi solo musi lunghi e sospiri di sollievo.

Non entriamo poi nel merito della gestione pandemica su cui francamente neppure vale la pena di intrattenersi stante l’impietosità dei numeri che ci vedono ultimi in tutto ovvero nella perdita del PIL, dei decessi per Covid, del numero dei vaccinati e di presenze scolastiche.

La speranza è che unitamente alla esperienza governativa del buon Giuseppi si sia chiusa anche la stagione politica dell’uno vale uno, dei commissari tutto fare, delle task force, degli stati generali e di tutto l’armamentario mediatico di supporto che è apparso francamente fuori luogo se non addirittura del tutto indisponente stante il contesto generale veramente drammatico in cui versa il Paese.

Celebrata quindi l’uscita di scena di Conte cerchiamo ora di fornire delle valutazioni sull’operato dei singoli leader politici alla luce della crisi di governo non ancora risolta: non vi è dubbio che il voto più alto debba essere attribuito al Senatore di Rignano in arte Matteo Renzi che una volta tanto ha tenuto fede alle sue promesse.

L’ex segretario del Pd ha indubbiamente giocato bene le sue carte sin dall’estate del 2019 convincendo dapprima il ritroso Zingaretti a formare un governo con la componente pentastellata salvo poi un minuto dopo staccarsi dal Pd e portarsi dietro una manipolo di parlamentari attraverso cui ha potuto portare a termine l’operazione politica appena conclusa con cui ha posto fine alla esperienza del governo giallorosso.

La sua bravura si è materializzata soprattutto nella capacità di tenere compatte le sue truppe al momento del voto di fiducia in Senato: egli sapeva benissimo che un eventuale voto contrario avrebbe provocato una emorragia di parlamentari appartenenti al suo gruppo e così, superato quello scoglio, ha avuto gioco facile costringendo dapprima Conte alla dimissioni salvo poi cucinarlo a fuoco lento nel tentativo di esplorazione affidato al Presidente della Camera Roberto Fico.

Veniamo ora ai voti negativi da attribuire in primis all’attuale Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti il quale si è mosso al pari di un neofita pentastellato; dapprima si è lasciato convincere da Renzi a formare un governo con i cinque stelle di poi ha completamente abbandonato la scena in favore del Senatore di Rignano a cui ha concesso di condurre la mano nella fase cruciale della crisi di governo allorquando si è appiattito sulle posizioni pentastellate al grido: Conte o la morte!.

Insomma il buon Zingaretti si è legato mani e piedi ad un progetto fallito ed a quel punto è caduto nel trappolone ordito da Renzi consegnandogli di fatto l’arma per commettere il delitto perfetto.

A mio modesto avviso l’attuale Segretario del Pd si è mostrato fragile ed incapace di trovare il bandolo della matassa: i suoi risultati sono da considerarsi fallimentari e bene farebbe a rassegnare le dimissioni da capo del partito.

Per ciò che concerne i cinque stelle non posso esprimere alcun giudizio in quanto essi si sono mostrati per ciò che sono e non aggiungo altro per carità di patria: il giudizio sul loro operato è già stato espresso più dagli italiani nelle varie tornate elettorale che si sono susseguite negli ultimi anni anzi c’è da sperare che la meteora percorra quanto prima il tragitto inverso tornando rapidamente da dove è venuta.

Veniamo ora al centro destra che fino ad oggi ha giocato di sponda mantenendo salda la propria compattezza ma che ora è chiamato a compiere una scelta importante che potrebbe rivelarsi addirittura divisiva laddove una o due componenti (Lega e Forza Italia) decidessero di sostenere il governo Draghi.

Non è quindi più possibile attendere il cadavere sulla riva del fiume e si rende pertanto necessario un rapido percorso condiviso attraverso cui andare a vedere le carte del neo Presidente incaricato Draghi e poi compiere una scelta in primis nell’interesse del Paese e poi delle singole botteghe: occorre capire cosa vuole fare Draghi, in quanto tempo e con chi intende attuare il proprio programma, occorre capire se ci troviamo di fronte ad una riedizione del Governo Monti tutto lacrime e sangue ovvero in presenza di una compagine che intende contribuire alla rinascita di un Paese spento e svuotato di qualsivoglia speranza, occorre capire se la scelta dei ministri sarà condivisa con i partiti che sosterranno l’esecutivo oppure saranno di esclusivo appannaggio di Draghi e di Mattarella.

Alla luce degli interrogativi di cui sopra ed in base alle scelte che saranno compiute dai leader del centro destra sarà poi possibile valutare compiutamente il loro operato.

Un ultimo pensiero lo dedico al cosiddetto circuito mainstream che fino a ieri sera alle 21,15 era prono e prostrato al cospetto del duo Conte – Casalino e che già un minuto dopo li aveva scaricati senza colpo ferire srotolando i tappeti rossi in favore di Super Mario nazionale.

Storia vecchia come il cucco trita e ritrita e che non meraviglia affatto purtuttavia anche dalle parti del fatto quotidiano che continua a tenere il punto sputando veleno e insulti a destra e manca le cose non vanno affatto meglio.

Insomma se Sparta piange Atene non ride anzi se la passa pure peggio.

BRUNO IANNIELLO




 
 
 

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